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Natale: è tempo di auguri e cambiamento. Ecco gli auguri della Preside:

Comunità educante, genitori e alunni di oggi e di ieri, amici, carissimi tutti,

il Natale è vicino e mi sorprende il mio attuale sentire di fronte al grande evento.

Solitamente, esso mi trascinava a recuperare la bellezza degli incontri, l’incanto delle tradizioni e, in specie, l’impareggiabile gioia di una sempre nuova PRESENZA. Ora, sono amaramente inchiodata nell’oggi, sia pur in vigile attesa.

Come un’eco mi torna nel cuore l’interrogativo di Isaia:“… a che punto è la notte?” (21,11-12).

La notte e l’attesa di una risoluzione per il mondo intero!

L’interrogativo inquietante trapassa la lentezza dei giorni e, nel vuoto cielo, si solidifica in nere e inesplicabilitrame di pietra: “a che punto è la notte?”

E’ il grido incontenibiledi chi, mutilato di ogni bene, patisce la follia della guerra; è la fioca voce di chi, nell’indigenza spettrale, lotta per la sopravvivenza; è il lungoribollire della rabbia di chi reclamala libertà e il giusto riconoscimento come persona e come popolo.

E’ il dolore del mondo.

Dolore ignoto o manifesto, condensato in un grido, in un gesto, in una protesta, nell’attesa; la spasmodica attesa dell’alba, che sveli a ciascuno,in ogni altro, il volto del fratello.

Oppressori, egoisti, indifferenti, ladri di libertà dalle mille sembianze …: nemici?

No, non più! Fratelli, in cammino insieme, verso la pienezza dell’umanità.

 

“Vieni Signore Gesù”!

Il canto dei fedeliguadagna pian piano la navata della basilica, ma … non mi convince; il mio cuorecontrapponead esso la supplica “Apri i miei occhi, Signore, voglio vederti”; Tu abiti già qui: in mezzo a noi!

                                                         

VederLo.

E’tanto difficile vederlo,dall’alto della nostra supponenza, nella bassezza di una mangiatoria in quella sperduta campagna di Betlemme.

Abbiamo assolutizzato il relativo, l’egoismo è regola all’agire, il vivere si declina sul paradigma dell’avere e dell’apparire, le motivate, crescenti paure sono esorcizzatedalleinusitate pianificazioni.

 

E se ci lasciassimo compenetrare dal coraggio dei bambini? Se assumessimo la forza di guardare quella luce, discreta e potente insieme, che vienedalla grotta di Betlemme?

Se facessimo nostra, nel quotidiano operare e neirapporti con ogni altro, la legge dell’amore, che il Dio Bambino ci indica e incarna nel Vangelo?

Se ci lasciassimo confortare,mente e cuore, dalla certezza di essere amati da Dio e di essere da Lui attesi?

L’anelito ad una vita nella pienezza del beneper sempre è, a ragione, la fondamentale verità del nostro esistere; non possiamo negarlo.

Vorrei tanto, con tutta me stessa, che tutti noi abbandonassimo il “se” e camminassimo nella LUCE.

 

La notte è inoltrata, l’alba può giungere presto: lasciamoci amare e amiamo!

 

“Io sto alla porta e busso”(Ap 3,20).

Dio, nell’estremo rispetto della nostra libertà, attende il nostro personalissimo “vieni”.

Lasciamolo entrare, sarà davvero Natale!

 

E’ ancora Isaia (9,1-3) “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.

Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.

Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian.Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sanguesaranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”.

 

Fatua speranza? No!

Tante piccole luci di bene sono già accese sulla Terra ed anche nel tuo, nel mio cuore.

 

Voi tutti, amici carissimi, “venite, camminiamo insieme nella luce del Signore”! (Is 2,5)

 

Un abbraccio,unito al mio grande augurio di BENE!

Sr Stefania

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